Vi è una correlazione tra celiachia e i livelli di colesterolo?

Vi è una correlazione tra celiachia e i livelli di colesterolo?

La celiachia è una patologia cronica autoimmune caratterizzata da intolleranza al glutine, un complesso proteico presente in molti cereali, come orzo, frumento e segale. A lungo andare la reazione immunitaria produce un’infiammazione che danneggia le strutture fondamentali  dell’intestino tenue, i villi intestinali,  causandone un appiattimento e di conseguenza il corretto assorbimento di alcuni nutrienti (malassorbimento). Rispetto a qualche tempo fa, quando era considerata una patologia pediatrica abbastanza rara, oggi interessa una fascia sempre più ampia della popolazione, anche grazie a più accurati strumenti di diagnosi. Colpisce, infatti, circa l’1% della popolazione. In Italia oltre 200.000 pazienti soffrono di celiachia, ma, tenendo conto dei casi non diagnosticati (per esempio gli asintomatici), il numero effettivo si aggirerebbe sui 600.000.

Segni e sintomi della celiachia possono variare notevolmente da soggetto a soggetto. Tra i sintomi classici vi sono diarrea, gonfiore addominale e meteorismo, crampi all’addome e perdita di peso.

 

La sindrome metabolica è collegata alla celiachia?

In letteratura vi sono scarsi dati sull’incidenza della malattia cardiovascolare nella popolazione celiaca. Più spesso gli studi si sono soffermati sulla correlazione tra celiachia e l’insorgenza di neoplasie. Alcune osservazioni mostrano l’aumento della frequenza di cardiopatie dilatative severe in pazienti celiaci. Nello studio pilota del 2011 “Segni precoci di aterosclerosi in pazienti affetti da morbo celiaco” di De Marchi et al. effettuato su 12 pazienti celiaci è stata presa in considerazione l’alterazione di alcuni indici di rischio cardiovascolare, sia di tipo metabolico che strumentale alla diagnosi e dopo dieta priva di glutine. Lo studio mostra nei pazienti celiaci un incremento di omocisteina e la riduzione del colesterolo HDL. Il regime dietetico ha evidenziato un incremento del colesterolo HDL e del colesterolo totale. La risoluzione della flogosi intestinale permette, infatti, un miglior assorbimento dei lipidi e un profilo favorevole nel rapporto colesterolo totale/HDL. L’iperomocisteinemia potrebbe essere giustificata da un basso assorbimento vitaminico. Non si assiste tuttavia ad un miglioramento di tale parametro dopo dieta. Probabilmente il meccanismo di recupero dell’assorbimento vitaminico e la correzione di questo valore potrebbe richiedere tempi più lunghi rispetto a quelli dello studio.

I pazienti celiaci mostrano anche un incremento dell’IMT (intima-media thickness), indice di aterosclerosi subclinica incipiente, probabilmente correlato allo stato flogistico cronico e che, infatti, si riduce al termine del periodo di astensione dal glutine. Risulta aumentata anche l’espressione di citochine connesse con la flogosi indotte dalla disfunzione endoteliale e dall’aumento dello stress ossidativo presente nelle condizioni di flogosi cronica. Al termine del periodo di dieta si rileva una evidente inversione del processo legato all’incremento dell’IMT con iniziale regressione dell’ispessimento. I pazienti oggetto dello studio, inoltre, presentavano iuna ridotta vasodilatazione endotelio dipendente flusso mediata. Tale condizione è indicativa di aumentato rischio cardiovascolare ed è verosimilmente collegata con la condizione di flogosi cronica e con le conseguenze del malassorbimento. La dieta prive di glutine è stata in grado di modificare anche tale parametro, normalizzandolo.

Questo studio mostra dati significativi riguardanti il rischio vascolare in presenza di malattia celiaca e può costituire un modello sperimentale interessante da implementare in quanto mediante approccio dietetico è possibile correggere una condizione di disfunzione endoteliale indotta da meccanismi autoimmuni.

Un altro studio pubblicato più di recente sull’American Journal of Medicine che analizza i dati del loro profili lipidici di 132 pazienti celiaci, sia uomini che donne prima e dopo 20 mesi di dieta, conferma i risultati dello studio precendente e cioè che i pazienti celiaci hanno livelli inferiori di colesterolo totale ed in particolare del colesterolo HDL che viene prodotto per la maggior parte proprio nell’intestino, l’organo colpito nei celiaci.

Il cambiamento della dieta porta ad un aumento del colesterolo totale, primariamente dovuto a un aumento delle HDL dovuto a un migliore assorbimento dei grassi saturi dagli alimenti. L’effetto si osserva sia negli uomini che nelle donne e solo negli uomini è presente un lieve aumento anche dell’LDL.

Secondo gli autori la dieta priva di glutine non sarebbe in grado di modificare il rischio di infarto, perché non comporta un aumento del colesterolo cattivo. Il dato si aggiunge a studi precedenti che hanno dimostrato come nei soggetti celiaci sotto terapia il rischio di malattie ischemiche del miocardio si riduca del 40%. Anche se servono altri studi che confermino questi dati, sembra che a una più precoce e accurata diagnosi di celiachia non corrisponderà un aumento nell’incidenza di malattie cardiache.