Protezione endoteliale ed attività antiossidante delle HDL

Protezione endoteliale ed attività antiossidante delle HDL

Tratto da “HDL and atherosclerosis: insights from inherited HDL disorders” (Laura Calabresi et al.)

Protezione endoteliale

La capacità di promuovere la rimozione di colesterolo dai macrofagi della parete arteriosa e di trasportare tale colesterolo al fegato per l’escrezione, in un processo chiamato trasporto inverso del colesterolo (RCT), rappresenta la funzione antiaterogena più rilevante e nota delle HDL.

Approfondiamo ora la seconda funzione chiave delle HDL: la protezione endoteliale.

Numerosi studi condotti in vitro ed in vivo hanno dimostrato che le HDL svolgono anche un ruolo chiave nel preservare l’omeostasi endoteliale. L’endotelio non è affatto una barriera inerte atta a separare la parete vasale dal torrente circolatorio, ma oltre ad esercitare un ruolo strutturale è coinvolto attivamente nella regolazione della funzionalità vasale, producendo e rilasciando una serie di molecole vasoattive, quali ossido nitrico (NO) e prostaciclina (PGI2), che agiscono sulle cellule muscolari lisce sottostanti e ne regolano il tono vasale.

La perdita della funzionalità endoteliale è un evento chiave del processo aterosclerotico e si caratterizza per la ridotta disponibilità di molecole ad azione vasodilatante e per l’aumento di permeabilità, dovuto alla perdita di continuità del monostrato e all’espressione sulla superficie endoteliale di molecole favorenti l’adesione delle cellule circolanti.

Le HDL stimolano la produzione ed il rilascio di NO grazie all’induzione dell’espressione e attivazione dell’enzima ossido nitrico sintasi endoteliale (eNOS) e PGI2 a partire da arachidonato per azione delle ciclossigenasi e inibiscono la produzione di molecole pro-infiammatorie e di adesione cellulare (CAMs) attraverso meccanismi non ancora completamente chiari.

Le due principali sottoclassi HDL2 e HDL3 si sono dimostrate ugualmente efficaci nel promuovere il rilascio di NO e PGI2 in vitro, mentre le HDL3 sono nettamente più efficaci nell’inibire l’espressione delle molecole di adesione cellulare.

Il risultato combinato di produzione e rilascio di molecole vasoattive e dell’inibizione della produzione di molecole pro-infiammatorie e di adesione cellulare è il rilassamento della parete vasale ed il mantenimento dell’integrità della barriera endoteliale.

 

Attività antiossidante

Veniamo ora alla terza funzione chiave delle HDL: l’attività antiossidante.

Lo stress ossidativo promuove la formazione di LDL ossidate che si accumulano nei macrofagi della parete arteriosa e ne promuovono la trasformazione in cellule schiumose. Le HDL, grazie alle loro proprietà antiossidanti contribuiscono a proteggere la parete vasale dal danno ossidativo attraverso diversi meccanismi, il primo dei quali consiste nella rimozione di lipidi ossidati dalle LDL.

Dopo essere stati incorporati nelle HDL, i lipidi ossidati possono venire degradati dagli enzimi antiossidanti trasportati dalle HDL stesse, quali PON-1, PAF-AH e LCAT, oppure possono essere ridotti da apoA-I e apoA-II con la concomitante ossidazione dei loro residui metioninici.

Le diverse sottoclassi HDL esercitano differenti proprietà antiossidanti: le HDL3 sono più efficaci delle HDL2 nell’accumulare e nell’inattivare i lipidi reattivi grazie al maggior contenuto e alla diversa conformazione di apoA-I, insieme all’impoverimento in sfingomielina.

Le HDL3 piccole e dense, sono, infatti, più resistenti alle modifiche ossidative rispetto alle più grandi e meno dense HDL2.