Differenza tra colesterolo endogeno e colesterolo esogeno e l’ipercolesterolemia familiare

Differenza tra colesterolo endogeno e colesterolo esogeno e l’ipercolesterolemia familiare

I processi di sintesi e assorbimento del colesterolo sono fondamentali in termini fisiologici. Il colesterolo può essere di due tipi, endogeno ed esogeno.

Il colesterolo endogeno viene sintetizzato dall’organismo stesso in misura prevalente nel fegato, ma anche in intestino, pelle e surreni. Ogni giorno, l’organismo di un adulto produce, per fare fronte alle varie necessità, circa 600-1000 mg di colesterolo endogeno.

Alla quota di colesterolo endogeno si affianca quella assunta dall’esterno, attraverso gli alimenti, definita colesterolo esogeno. In genere, una dieta equilibrata apporta da 200 a 300 mg di colesterolo al giorno. Il colesterolo alimentare è assorbito dall’intestino tenue e finisce nel sangue.

Numerosi studi indicano che la quota endogena influisce per circa il 70-80% sui valori plasmatici di colesterolo (colesterolemia), mentre il contributo alimentare è modesto. Si tratta comunque di percentuali indicative, dal momento che l’organismo è perfettamente in grado di adattare la sintesi endogena all’apporto alimentare, e ancor di più ai livelli del lipide nell’organismo. Di fatto, la sintesi endogena viene tanto più rallentata quanto maggiore è il colesterolo ricavato dagli alimenti, e viceversa. Ne consegue che la concentrazione plasmatica del colesterolo, di solito, non varia oltre il ± 15% in risposta a variazioni dell’apporto dietetico (sebbene la risposta individuale possa variare sensibilmente).

Globalmente l’assorbimento del colesterolo alimentare è intorno al 50% con grande variabilità individuale tra ipoassorbitori (30%) e iperassorbitori ((80%), e costituisce un tratto fenotipico trasmesso geneticamente, ma influenzato anche da fattori individuali e ambientali.

Il colesterolo in eccesso viene trasportato al fegato che lo elimina attraverso l’intestino. L’aumento dei livelli di colesterolo oltre la norma deriva dalla combinazione di un’innata predisposizione genetica con fattori ambientali, quali dieta aterogenica (alto apporto di grassi saturi, idrogenti e colesterolo), obesità e sedentarietà.

 

Ipercolesterolemia familiare

In alcuni soggetti, a parità di apporto alimentare, la sintesi di colesterolo endogeno è superiore alla norma; ne consegue che qualunque sforzo dietetico atto a ridurre la colesterolemia, risulta insufficiente a riportare nella norma i livelli plasmatici di colesterolo. Si parla in questo caso di ipercolesterolemia familiare, malattia ereditaria caratterizzata da un difetto dei geni coinvolti nella sintesi dei recettori di membrana per le LDL. In assenza di tali recettori, il fegato non riesce a captare le lipoproteine IDL e LDL derivanti dal metabolismo periferico del lipide, interpretando la situazione come una carenza di colesterolo; di conseguenza, la sintesi del lipide viene esaltata.

I soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare presentano concentrazioni di colesterolo plasmatico fino a 6 volte superiori alla norma (600-1000 mg/dl). Non sorprende, quindi, come molti di questi soggetti muoiano prima dei 20 anni per fenomeni aterosclerotici e malattie correlate.

L’ipercolesterolemia familiare monogenica (omozigote) è abbastanza rara (un caso circa ogni milione di soggetti), molto più frequente è la forma eterozigote, che interessa un individuo su 500. Questa condizione più moderata, definita ipercolesterolemia poligenica, presenta valori di colesterolo compresi tra 250 e 300 mg per decilitro di sangue. L’età tipica di insorgenza dell’ipercolesterolemia poligenica è quella adulta, in genere dopo i 30 anni.

L’ipercolesterolemia familiare è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare. La presenza di elevati valori di colesterolo LDL contribuisce all’instaurarsi di un processo di alterazione delle pareti dei vasi sanguigni noto come aterosclerosi, a sua volta strettamente correlato all’insorgenza di gravi malattie cardio e cerebro-vascolari, come l’infarto del miocardio o l’ictus cerebrale.