Colesterolo cattivo: livelli ottimali e rischio dell'eccesso

Colesterolo cattivo: livelli ottimali e rischio dell’eccesso

Si parla di “eccesso di colesterolo” o “colesterolo alto” quanto i livelli di colesterolo totale (dato dalla somma del colesterolo “cattivo” LDL e di quello “buono” HDL) superano i valori ottimali.

I livelli di colesterolo totale “ottimali” non devono superare i 200 mg/dl, mentre i livelli di colesterolo LDL “ottimali” non devono invece superare i 100 mg/dl.

Nei diabetici o in persone con precedenti malattie cardiache o renali i valori di colesterolo LDL non dovrebbero superare i 70 mg/dl.

Il colesterolo “cattivo” se presente in eccesso contribuisce alla formazione di accumuli di grasso nei vasi, causandone l’indurimento e il restringimento. Questa condizione aumenta le probabilità di sviluppare alcune malattie come infarto e ictus.

Diversi studi, inoltre, hanno dimostrato una relazione inversa tra i livelli ematici di HDL e alcune malattie cardiache. Bassi valori di colesterolo HDL (<40 mg/dl) sono considerati rischiosi a prescindere dai livelli di colesterolo LDL.

Quali sono i maggiori rischi associati ad alti livelli di colesterolo LDL?

Vediamoli:

  • Ostacolo meccanico al flusso sanguigno: le LDL ossidate vanno a depositarsi sulla parete dei grossi vasi arteriosi dopo essere state inglobate da macrofagi. In tali sedi cominciano a moltiplicarsi anche le cellule muscolari che costituiscono la parete del vaso. Si viene così a formare una placca, detta aterosclerotica, che tende a crescere con il passare del tempo. In questo modo si riduce progressivamente il lume del vaso ed il sangue scorre con maggiori difficoltà.
  • Ridotta elasticità delle pareti delle arterie: l’elasticità delle arterie è molto importante, poiché insieme all’azione propulsiva della pompa cardiaca, contribuisce a spingere il sangue a valle. Dato che le placche aterosclerotiche diminuiscono l’elasticità arteriosa, la loro presenza si traduce in un ulteriore ostacolo alla circolazione.
  • Formazione di trombi: alcune parti della placca aterosclerotica possono staccarsi diventando vere e proprie mine vaganti che, quando vanno ad otturare determinati capillari, impediscono l’arrivo di sangue al tessuto interessato.