Statine e colesterolo

Statine e colesterolo

Convenzionalmente, ai soggetti che presentano dei valori di colesterolo a rischio, vengono somministrate le statine, farmaci di sintesi in grado di innescare un meccanismo a feedback negativo, bloccando la reazione catalizzata dall’enzima idrossi-metilglutaril-CoA reduttasi (HMG-CoA reduttasi), implicato nelle prime fasi della biosintesi del colesterolo e deputato alla conversione del 3-idrossi-3-metilglutaril coenzima A in acido mevalonico e mevalonato. Attraverso l’inibizione di questo enzima, pertanto, le statine sono capaci di ostacolare la sintesi di colesterolo endogeno.

Oltre a ridurre i liveli di colesterolo totole, le statine:

  • Favoriscono l’aumento dei recettori per le LDL sulla superficie cellulare, incrementando in questo modo la captazione e il catabolismo del cosiddetto “colesterolo cattivo”
  • Riducono i livelli plasmatici di trigliceridi
  • Hanno un’azione antiinfiammatoria: riducono il marker della proteina C reattiva (CRP), che è prodotta dal fegato dalle cosiddette proteine di fase acuta generate durante uno stato infiammatorio
  • Hanno effetti immunomodulatori: riducono l’espressione di molecole di adesione cellulare sui leucociti e sulle cellule endoteliali diminuendo l’adesione cellulare e la migrazione verso zone infiammate
  • Hanno effetti antitrombotici.

In questo articolo approfondiremo un po’ di storia e chimica, mentre nel successivo vedremo la differenza tra l’azione delle statine e quella degli integratori contenenti Menacolina come Cholenor.

La prima statina ad essere stata scoperta nel 1976 fu la mevastatina, un composto di origine naturale isolato per la prima volta da colture di due specie di fungo appartenenti al genere Penicillium e che può essere considerato come il precursore di tutte le statine.

Diversi anni dopo fu isolato un nuovo composto con struttura chimica simile, da colture di Aspergillus terreus e Monascus ruber, cui fu dato il nome di lovastatina. L’attuale lovastatina impiegata in terapia è un derivato sintetico di quello isolato dai suddetti funghi.

I principi attivi appartenenti al gruppo delle statine attualmente reperibili nel mercato farmaceutico italiano sono:

  •     Atorvastatina (Arkas®, Atoris®, Coleama®, Kolester®, Melemib®, Omegastatin®, Sopavi®, Torvacol®, Torvast®, Totalip®, Tovanira®, Vastat®, Xarator®);
  •     Fluvastatina (Lescol®, Lipaxan®);
  •     Lovastatina (Rextat®, Tavacor®);
  •     Pitavastatina (Alipza®, Livazo®);
  •     Pravastatina (Aplactin®, Langiprav®, Prasterol®, Pravaselect®, Sanaprav®, Selectin®, Setac®, Vasticor®);
  •     Rosuvastatina (Colcardiol®, Colfri®, Crestor®, Dilivas®, Koleros®, Lipidover®, Miastina®, Provisacor®, Rosastin®, Simestat®, Staros®);
  •     Simvastatina (Alpheus®, Krustat®, Lipenil®, Liponorm®, Medipo®, Omistat®, Rosim®, Setorilin®, Simbatrix®, Sincol®, Sinvacor®, Sinvalip®, Sinvat®, Sivastin®, Vastgen®, Vastin®, Xipocol®, Zocor®).

Le differenze, seppur minime, fra una statina e l’altra risiedono, oltre che nella struttura chimica, anche nella potenza di ciascun principio attivo, nel profilo farmacocinetico e nelle indicazioni di dosaggio.

L’assunzione di statine presenta, però, anche effetti collaterali importanti e da non sottovalutare come l’insorgenza di miopatie, affezioni muscolari primitive causate da una alterazione strutturale e funzionale delle fibre muscolari, o in alcuni casi rabdiomiolisi, un grave danno al muscolo scheletrico con conseguente rilascio in circolo di mioglobina (causa di insufficienza renale), calcio, creatina, potassio ed acido urico. Inoltre, trial clinici hanno evidenziato l’aumento di probabilità di insorgenza di diabete, aumento della pressione sanguigna e perdita di memoria.

Nonostante l’analogia strutturale, monacolina e lovastatina hanno profilo farmacocinetico, biodisponibilità e quindi efficacia differenti.

Approfondiremo questo aspetto nel prossimo articolo del blog di Cholenor.

Attività fisica e colesterolo

Attività fisica e colesterolo

Oltre alla dieta e all’integrazione alimentare, negli ultimi anni è stato evidenziato come l’attività fisica mirata possa diventare un preciso programma d’intervento preventivo e terapeutico, per controllare i fattori di rischio cardiovascolare, la dislipidemia, il sovrappeso, l’obesità e il diabete di tipo 2.

Gli sport più adatti per migliorare il benessere dell’organismo, e per prevenire le malattie cardiovascolari, sono quelli tecnicamente definiti di tipo “aerobico”. Si tratta di attività a bassa/media intensità e di lunga durata.

Anche se il rischio di incappare in problemi cardiovascolari è spesso dovuto a un accumulo di fattori, la pratica di un’attività fisica aerobica quotidiana comporta, comunque, una riduzione del 30 – 50% di incorrere in patologie coronariche, rispetto a chi conduce una vita sedentaria.

Per attività fisica a bassa/media intensità si intende: camminare di buon passo (4/5 km/h), il jogging, usare la cyclette, camminare sul tapis roulant a buon passo, salire abitualmente le scale a piedi.

Anche il nuoto e lo sci di fondo possono essere attività aerobiche, sempre se sono di bassa intensità e di durata prolungata, e.., udite udite, ballare! Il ballo, infatti, è di grande aiuto sia per mantenersi in forma sia per l’umore.

Se ben strutturata, l’attività fisica si è dimostrata capace di ridurre i livelli di VLDL, quindi i trigliceridi plasmatici, ed aumentare quelli di HDL, quindi il colesterolo buono.

Meno certa appare la capacità di ridurre le lipoproteine LDL (colesterolo cattivo); di conseguenza, se aumentano i valori di HDL, ma rimangono grossomodo stabili i livelli di LDL, nel complesso il colesterolo totale può aumentare leggermente. È comunque importante ricordare che tale fenomeno non deve in alcun modo preoccupare, dato che è a carico esclusivamente della frazione buona (HDL), con conseguente diminuzione del vero predittore del rischio cardiovascolare: il rapporto LDL/HDL.

L’attività aerobica regolare aumenta i livelli di colesterolo HDL dal 3 al 9% in persone adulte, sane e precedentemente sedentarie.

La domanda, a questo punto, è “quante volte a settimana è consigliabile fare sport e per quanto tempo?”

Secondo gli esperti, il grado di attività fisica ottimale per avere buoni risultati in termini di riduzione della colesterolemia LDL e del rischio cardiovascolare si può così quantificare:

5 giorni a settimana, a media intensità, per 30-40 minuti al giorno; oppure, 3 giorni a settimana, intensità elevata, per 20-30 minuti al giorno.

Altre linee guida consigliano almeno 150 minuti alla settimana di esercizio fisico con intensità da moderata a vigorosa.

Quando si praticano queste attività è bene ricordarsi di tre aspetti fondamentali:

  • La costanza: è utile svolgere attività aerobiche per almeno 2-3 ore settimanali.
  • La durata, un fattore strettamente legato alle capacità fisiche dell’individuo. Più il corpo sarà abituato all’esercizio fisico, più sarà facile estenderne la durata. Per ottenere i migliori risultati è necessario un tempo minimo di attività fisica di almeno 20-30 minuti per sessione.
  • L’intensità, nelle discipline aerobiche l’intensità deve essere moderata. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra una passeggiata rilassante e uno sforzo intenso. La velocità della camminata dovrebbe essere di circa 4 km/h, mentre in bici di circa 15 km/h.
Un’integrazione completa grazie all’abbinamento Monacolina K e Coenzima Q10

Un’integrazione completa grazie all’abbinamento Monacolina K e Coenzima Q10

Il Coenzima Q10 (CoQ10), o ubichinone, è un benzochinone liposolubile che entra in gioco nella catena respiratoria mitocondriale per la sintesi dell’adenosina trifosfato (ATP). Presente nei mitocondri di tutte le cellule dell’organismo, la sua azione è quella di antiossidante intracellulare che contribuisce al mantenimento delle membrane fosfolipidiche, le proteine della membrana mitocondriale, e delle LDL, proteggendole dai danni ossidativi dei radicali liberi.

Oggi sono sempre più numerosi gli studi dimostrano l’importante ruolo del Coenzima Q10 in associazione alle statine, per eliminare i dolori muscolari che possono insorgere, la cosiddetta miopatia da statine. Si tratta del maggiore effetto collaterale delle statine, una sorta di tossicità muscolare, caratterizzata da varie manifestazioni cliniche: debolezza o dolori muscolari (mialgia), ipersensibilità e rigidità muscolari, crampi e artralgia con aumento dei livelli plasmatici di creatinkinasi, un marcatore di danno muscolare, rilevabile dagli esami ematochici sotto la voce CPK. Il motivo principale è connesso con la funzione biochimica delle statine, che hanno la capacità di aiutare a controllare i livelli di colesterolo poiché inibiscono l’enzima HMG-CoA (3-Hyroxy-3Methyl-Glutaryl-Coenzima A) Reduttasi, responsabile della produzione del colesterolo endogeno. Lo stesso enzima, però, sintetizza anche Coenzima Q10. La presenza di ubiquinone nella formulazione di Cholenor è, quindi, importante, dato che gli inibitori della HMG-CoA riduttasi, compresa la Monacolina K contenuta nel riso rosso fermentato, ne riducono la produzione.

In più , pur contenuto in piccole quantità in diversi alimenti (pesci grassi come salmone e tonno, carni come il fegato, cereali integrali, soia, spinaci, frutta secca e oli vegetali) il Coenzima Q10 è estremamente termolabile e con la cottura dei cibi viene completamente distrutto. Inoltre, con l’avanzare dell’età la sua sintesi endogena diminuisce spontaneamente.

Per questi motivi è di fondamentale importanza per il controllo delle ipercolesterolemie e delle dislipidemie utilizzare integratori alimentari e nutraceutici che, come Cholenor, contengano sia Monacolina K, per aiutare nel controllo dei livelli di colesterolo, sia Coenzima Q10, per contrastare i possibili effetti su muscoli e tendini. Questo proprio perché la Monacolina K da sola potrebbe dare nel lungo periodo complicanze di tipo muscolotendineo.

L’ubichinone ha mostrato in diversi studi un sostanziale miglioramento della bioenergetica cellulare del muscolo cardiaco: è un antiossidante, inibisce l’ossidazione delle LDL e quindi la progressione dell’aterosclerosi e ha la capacità di ridurre le citochine proinfiammatorie e di diminuire la viscosità del sangue, aspetto fondamentale  nei pazienti con insufficienza cardiaca e malattie coronariche. Inoltre, migliora  riperfusione di rivascolarizzazione coronarica (post-infarto). Pertanto, non solo il Coenzima Q10 contrasta gli effetti collaterali della Monacolina K svolgendo un’azione mioprotettiva, favorendo il benessere muscolare, aiutando a ridurre il senso di affaticamento e mantenendo un corretto metabolismo cellulare, ma mostra anche un’azione instrinseca che agisce in sinergica alla Monacolina K nel trattamento delle ipercolesterolemie, nella prevenzione delle patologie cardiovascolari, nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica , dell’immunodepressione, di alcune patologie periodontali o mitocondriali, del diabete ed, in generale, di tutte le possibili degenerazioni conseguenti alla formazione dei radicali liberi.

Il folato e gli effetti benefici su cuore, vasi sanguigni e contenuto lipidico nel sangue

Il folato e gli effetti benefici su cuore, vasi sanguigni e contenuto lipidico nel sangue

La vitamina B12 (o cobalamina ) e i folati (vitamina B9) fanno parte del complesso di vitamine B e, insieme alla vitamina C, aiutano l’organismo a produrre nuove proteine. Sia la vitamina B12 che l’acido folico sono necessari per la normale formazione dei globuli rossi e dei globuli bianchi, per la riparazione di cellule e tessuti e per la sintesi e riparazione del DNA.

Dal momento che l’organismo non è in grado do sintetizzarli, entrambi questi nutrienti devono essere assunti con la dieta. La vitamina B12 è presente nei prodotti di origine animale come carni rosse, pesce, pollame, latte, yogurt e uova.

L’acido folico è la forma trasformata della vitamina B9, mentre la forma che si trova naturalmente nei cibi è il folato. Il folato si trova nella verdura a foglia larga, negli agrumi, nei fagioli e nei piselli secchi, nel fegato e nel lievito.

Perché è stato aggiunto anche acido folico alla formulazione di Cholenor?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo approfondiamo i benefici del folato in relazione a eventi cardiocircolari, salute del cuore e soprattutto colesterolemia!

Il folato aiuta a metabolizzare l’omocisteina in metionina, un amminoacido essenziale. Una sovrabbondanza di omocisteina, o iperomocisteinemia, deriva da una rottura nel metabolismo della metionina-omocisteina. Non solo l’omocisteina danneggia il cuore, ma è stata collegata anche a aumentati rischi di aterosclerosi, problemi cardiovascolari e ictus. Senza adeguati livelli di folato, i livelli di omocisteina aumentano. Il folato o la forma supplementare di acido folico, è stato raccomandato per ridurre tale rischio.

E per quanto riguarda gli effetti dell’acido folico sui livelli di colesterolo?

Uno studio polacco ha trovato che la supplementazione di acido folico incoraggia livelli normali di colesterolo. In uno studio realizzato su 124 individui, i ricercatori hanno osservato una significativa riduzione dei livelli di colesterolo LDL nei soggetti che erano stati integrati con 0,4 mg di acido folico al giorno, per 12 settimane. Questo risultato è derivato dalla riduzione dei livelli di omocisteina.

La riduzione del rischio di ictus associata alla supplementazione di acido folico in pazienti ipertesi e con elevati livelli di colesterolo nel sangue è stata dimostrata da uno studio condotto da Yining Huang e i colleghi del Peking University First Hospital di Pechino. Lo studio, pubblicato su Stroke, ha analizzato i dati dello studio di prevenzione primaria China Stroke Primary Prevention Trial (CSPPT) , che ha confrontato il trattamento con un ACE-inibitore (enalapril) al dosaggio 10 mg più acido folico(0,8 mg) con quello a base di enalapril da solo negli adulti ipertesi.

L’analisi ha incluso più di 20.000 pazienti, di cui meno dell’1% utilizzava farmaci ipolipidemizzanti, offrendo così l’opportunità di determinare gli effetti indipendenti e interattivi della supplementazione di acido folico in presenza di elevati livelli di colesterolo totale, senza l’interferenza delle statine.

Tutti i pazienti erano liberi da malattie cardiache degne di nota all’inizio dello studio. Il trattamento è durato per un tempo mediano di 4,5 anni. Il valore del colesterolo totale di 200 mg / dL o superiore si evidenziava come fattore di rischio indipendente per l’insorgenza del primo ictus. “La terapia con acido folico ha ridotto significativamente (31%) il rischio di ictus associato ad elevati livelli di colesterolo totale – hanno sottolineato i ricercatori -indipendentemente dai livelli basali della colesterolemia totale e altre covariate importanti”.

In particolare, nel gruppo trattato solo con enalapril, i pazienti ipertesi con elevata ipercolesterolemia totale mostravano un rischio di ictus del 4%, mentre questo rischio si attestava al 2,7% (hazard ratio, 0.69; p <0.001; NNT, 78) per il gruppo di pazienti che avevano ricevuto anche l’acido folico. L’aggiunta di acido folico all’enalapril non ha, tuttavia, ridotto il rischio di ictus nei pazienti con livelli plasmatici bassi di colesterolo.

Concludendo, l’evidenza è chiara: per favorire la salute cardiovascolare facilitando l’abbattimento delle omocisteina, il folato riduce la probabilità di danni da coagulazione con effetti benefici su cuore, vasi sanguigni e contenuto lipidico.

Antiossidante e non solo: i benefici del prezioso pigmento rosso dell'Astaxantina

Antiossidante e non solo: i benefici del prezioso pigmento rosso dell’Astaxantina

Estratta dall’alga unicellulare (microalga) d’acqua dolce Haematococcus pluvialis, l’Astaxantina è una xantofilla, una classe di carotenoidi (precursore della vitamina A), diffusa tra gli animali acquatici (pesci come il salmone e crostacei come l’astice e il gambero) ai quali dona quella caratteristica pigmentazione rosa, il cosiddetto “color salmone”.

Questa alga verde appartenente alla famiglia delle Chlamydomonadeae produce in forma autonoma i lipidi contenenti Astaxantina naturale quando le condizioni ambientali inducono uno stress ossidativo. Ciò avviene in presenza di acqua salata o di elevata radiazione luminosa.

Questo cheto-carotenoide rosso acceso è uno tra gli elementi naturali con più potenziale in ambito nutraceutico. La sua struttura leggermente polare gli permette di assumere un orientamento specifico nella membrana cellulare per poter svolgere al meglio la sua funzione.

L’Astaxantina è l’antiossidante più potente ad oggi conosciuto. È ormai noto che i suoi effetti di protezione delle cellule dai radicali liberi sia all’interno, che sulle superfici delle membrane mitocondriali e plasmatiche siano ben 550 volte più potenti del tocoferolo (vitamina E).

In virtù del suo potere antiossidante, l’Astaxantina risulta anche una molecola in grado di ridurre o annullare le manifestazioni cliniche della fotosensibilità e proteggere dall’azione dei raggi UV. Queste sono simili ad “intense scottature solari” e rappresentano alterazioni cutanee caratterizzate da eritema, edema, papule, reazioni orticarioidi (prurito) associate a vescicole nelle zone più esposte (apice dell’orecchio, naso, guance, nuca, avambracci e dorso delle mani); più raramente, la reazione di fotosensibilità si estende a tutto il corpo.

Oltre ad una funzione antiossidante, la letteratura scientifica attribuisce all’Astaxantina innumerevoli altri benefici per il nostro organismo: attività antinfiammatorie, cardioprotettive, neuroprotettive, gastroprotettive, nefroprotettive, antidiabetiche, anticancro, antiasmatiche, immunoprotettive.

Essendo una molecola liposolubile, mostra un’azione antiossidante in molte parti del corpo ricche di grasso, come il sistema nervoso, la pelle, i polmoni, il tessuto adiposo.

Scopriamo più in dettaglio i benefici del prezioso pigmento rosso dell’Astaxantina:

  • Rinforza il sistema immunitario;
  • Migliora la memoria e le funzioni cerebrali, soprattutto in caso di demenza vascolare;
  • Viaggia attraverso tutto l’organismo svolgendo la sua azione antiossidante ed antinfiammatoria negli organi e nei tessuti;
  • Ha effetti neuroprotettivi;
  • Apporta una protezione antinfiammatoria ed anti-aging al cervello ed al sistema nervoso centrale;
  • Contribuisce a proteggere gli occhi perchè è in grado di passare attraverso la barriera ematoretinica;
  • Potenzia la membrana cellulare.

Per questi motivi l’Astaxantina è attualmente impiegata nella prevenzione e nel controllo di molti stati patologici su base ossidativa e infiammatoria

In particolare a livello di sistema cardiovascolare questa molecola:

  • Aiuta a ridurre lo stress ossidativo.
  • Ha un’azione preventiva di difesa da fenomeni aterosclerotici.
  • Coadiuva il miglioramento del profilo lipidico circolatorio.

I suoi effetti benefici sui livelli di colesterolo lo hanno fatto scegliere come componente della formulazione di Cholenor!

Per queste ragioni come integratore è indicato per Alzheimer, Morbo di Parkinson, nella prevenzione di ictus, ischemie e cancro, nella degenerazione maculare senile e, applicata direttamente sulla pelle, protegge la cute dalle ustioni solari.

 

La Berberina sta meglio in coppia! Gli effetti del complesso Berberina/Silimarina

La Berberina sta meglio in coppia! Gli effetti del complesso Berberina/Silimarina

Numerosi fitoestratti a causa della loro peculiare natura chimica sono scarsamente assorbiti dall’organismo. La natura chimica di numerose molecole ne impedisce un efficace assorbimento. Inoltre ai fini della sopravvivenza il nostro organismo è dotato di opportuni sistemi di detossificazione mediante i quali si “difende” da eventuali molecole ad effetto potenzialmente nocivo o antinutriente. Non essendo in grado di discriminare l’eventuale uso terapeutico di tali sostanze l’organismo tenderà a mettere in atto questi meccanismi limitandone l’assorbimento, attuando una veloce ri-estrusione nel lume enterico oppure coniugandole ad altre molecole nel primo passaggio epatico per velocizzarne l’escrezione.

Uno dei casi più eclatanti di ri-estrusione enterica è proprio quello della berberina, uno dei principi attivi principali di Cholenor e in grado di determinare una marcata riduzione dei livelli di colesterolo cattivo. Gli studi volti ad approfondirne i meccanismi d’azione hanno messo in luce come questo fitoestratto sia in grado di intervenire sui livelli di colesterolo LDL con un meccanismo post-trascrizionale che stabilizza l’RNA-messaggero codificante per i recettori delle LDL. In questo modo mantiene elevato ed attivo il numero dei recettori degli epatociti per il colesterolo LDL, migliorando così la captazione di quello circolante.

C’è tuttavia un punto debole: la sua biodisponibilità, ovvero la quantità di principio attivo che raggiunge il circolo. Questo parametro è importante perché, se una molecola non riesce a raggiungere le concentrazioni e i distretti dove deve esercitare la sua azione, non funziona o è poco efficace.

La scarsa biodisponibilità orale della berberina è determinata della rapida ri-estrusione causata della glicoproteina P (P-gp1).  Fino al 90% della quota somministrata per bocca viene ri-estrusa, e quindi non più assorbita nel lume intestinale per opera della glicoproteina P. La glicoproteina P è una proteina trasportatrice, la pompa estrudente più studiata appartenente al gruppo delle ATP-Binding Cassette (dette anche proteine ABC), un sistema di proteine ATP-consumanti la cui azione è estrudere composti, permeati all’interno dell’enterocita, nel lume intestinale per limitarne la possibilità di raggiungere il circuito portale e, attraverso questo, l’organo epatico. La glicoproteina P è formata da due sequenze aminoacidiche omologhe e simmetriche, ciascuna composta da sei domini idrofobici transmembrana e un sito di legame dell’ATP. È costituita da 2 domini transmembrana (ognuno a 12 α-eliche transmembrana) e 2 domini citosolici che legano l’ATP.

Situata sulle membrane delle cellule dove svolge una funzione barriera, la glicoproteina P protegge organi e apparati, come il sistema nervoso centrale, le gonadi, l’intestino e il fegato, perché regola il passaggio di sostanze estranee e tossiche e favorisce l’espulsione dalle cellule di quei prodotti identificati come dannosi per l’organismo o semplicemente sconosciute, che in questo modo non si riescono ad accumulare.

Per fortuna le sostanze presenti in natura sono tantissime e pronte a “collaborare” tra loro! Infatti, la contemporanea presenza di altre molecole, che si trovano in piante ed alimenti, ci permette di superare questo ostacolo.

In questo caso la biodisponibilità della berberina può essere aumentata somministrando contestualmente la silimarina, una miscela di silibina, silicristina e silidianina nei rapporti rispettivamente 3:1:1, in grado di inibire l’effetto della glicoproteina P.

Gli aspetti di biodisponibilità orale dei nutraceutici risultano centrali nella valutazione della loro potenzialità. Numero studi ne accertano gli straordinari risultati nei pazienti dislipidemici. Tra questi lo studio del 2015: G. Guarino, T. Della Corte, M. Sofia, L. Carbone, G. Marino, E. Martedì, S. Gentile: Effetti metabolici dell’associazione berberina-silimarina vs placebo in diabetici tipo 2 obesi, ipercolesterolemici

L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare eventuali riduzioni del grasso addominale in pazienti diabetici tipo 2 (DMT2) in sovrappeso/obesi, in trattamento dietetico e in  terapia con Berberina/Silimarina  rispetto al placebo.  Sono stati valutati  circonferenza vita (CV), % di grasso del tronco (%GT) e % di grasso viscerale (%GV) con bioimpedenziometria prima e dopo 6 mesi di trattamento. I risultati indicano un effetto significativo di Berberina/Silimarina rispetto al placebo su peso corporeo e circonferenza vita, senza effetti collaterali apprezzabili.

Insomma lo studio dimostra che la Berberina sta meglio in coppia! Infatti, il complesso Berberina/Silimarina è in grado di migliorare l’insulino-sensibilità, favorire la riduzione della %GT e della CV e avere effetti significativi sulla colesterolemia.

Cardo mariano e la sua azione ipocolesterolemizzante indiretta

Cardo mariano e la sua azione ipocolesterolemizzante indiretta

Il terzo componente principale contenuto in Cholenor è il Cardo mariano (Silybum marianum), una pianta erbacea selvatica appartenente alla famiglia delle Asteracee. Diffuso in tutto il bacino mediterraneo, il Cardo mariano è noto sin da tempi remoti per i suoi usi alimentari e le numerose virtù benefiche. In particolare, è stato ed è tuttora impiegato per migliorare la funzionalità epatica.

Le proprietà terapeutiche del cardo mariano derivano dalla silimarina, una miscela di flavolignani (silibina, isosilibilina, diidrossisilibilina, silidianinina e silicristina) assente nelle foglie e concentrata nello strato proteico esterno del frutto. Contiene, inoltre, steroli, flavonoidi, proteine ed oli vegetali, come gli acidi oleico, linolenico e palmitico.

La tintura madre preparata a partire dai frutti è utilizzata nella medicina omeopatica, le cui applicazioni cliniche rispecchiano esattamente quelle dettate dalle esperienze popolari e dalla scienza fitoterapica.

La silimarina possiede un’azione antiossidante ed epatoprotettrice, che rende il Cardo Mariano indicato per la disintossicazione dovuta a epatite, cirrosi, alcolismo, droghe, e tossine ambientali, che entrano nel corpo tramite il cibo, l’acqua, l’aria e la pelle. È, inoltre, il rimedio salvavita contro l’avvelenamento da funghi velenosi, come l’Amanita phalloides e rigenera i tessuti del fegato, stimolando la produzione di nuove cellule, ringiovanendolo e proteggendolo.

Per la sua proprietà tonica e decongestionante, migliora la funzionalità epatica, ed è coadiuvante contro problemi, legati alla fatica, la depressione e ad allergie alimentari.

Ha un ruolo protettivo anche sui reni. Attraverso l’aumento del tasso di proliferazione, la stimolazione della sintesi di proteine e DNA e l’incremento dell’attività della lattato deidrogenasi nelle cellule renali protegge dal danno cellulare provocato da paracetamolo, vincristina e cisplatino.

Ha, inoltre, proprietà galattogene: stimola cioè la produzione di latte materno, poiché i flavonolignani regolano la produzione ormonale femminile.

Ma passiamo ora a capire quale sia il ruolo del Cardo Mariano sui livelli di colesterolo. Ha un’azione ipocolesterolemizzante? Si ma indirettamente agendo sulla biodispobinibilità delle berberina, che come abbiamo già visto esercita straordinari effetti ipolipemizzanti e ipoglicemizzanti. Infatti, un aspetto critico dell’impiego della berberina è la scarsa biodisponibilità orale, che è inferiore all’1%. A livello intestinale le particelle di berberina formano aggregati particellari che non permettono alla sostanza di passare in soluzione, così il 56% viene eliminato dalle feci, mentre un 43-44% subisce un forte metabolismo intestinale a opera del microbiota e del cit p450.

Inoltre, è anche substrato della glicoproteina P che restituisce al lume intestinale quel poco che riesce a passare nell’enterocita. Tre le strategie di formulazione per by-passare gli ostacoli vi è l’utilizzo della silimarina che è un inibitore della glicoproteina P. Ma di questa parleremo nel prossimo articolo!

Cardo Mariano e la sua azione ipocolesterolemizzante  indiretta

Berberis aristata e la sua azione ipocolesterolemizzante

Berberis aristata e la sua azione ipocolesterolemizzante

Continuiamo a parlare dei componenti contenuti in Cholenor. Dopo il riso rosso fermentato oggi parliamo della Berberis aristata. Coltivata e conosciuta in Occidente come Berberis indiana o crespino, la Berberis aristata è un arbusto spinoso della famiglia delle Berberidacee. Questa pianta, originaria delle zone montane di India, Nepal e Sri Lanka, ha una corteccia di colore giallo-grigio all’esterno e giallo scuro all’interno. Se ne ricava una polvere per la tintura dei tessuti. Le sue bacche dolci, fresche o secche, vengono gustate in India come dessert, mentre le sue radici, usate nella medicina ayurvedica e popolare indiana, hanno virtù curative e depurative. Una particolare preparazione chiamata Rasaut è usata per la cura di vari disturbi, come febbre, oftalmie e problemi digestivi.

Nei secoli passati le specie botaniche contenenti Berberina sono state principalmente utilizzate come rimedio per il trattamento delle infezioni, batteriche, virali ma anche protozoarie, e i disturbi gastro-intestinali, specialmente nella medicina cinese.

Le proprietà antibatteriche, antifiammatorie e antiossidanti della Berberis aristata sono dovute alla berberina, un alcaloide vegetale isochinilinico quaternario la cui struttura chimica è caratterizzata da 4 anelli benzenici condensati con un atomo di azoto interposto fra il secondo e il terzo anello.

Numerosi studi scientifici ne hanno evidenziato le proprietà antimicrobiche nei confronti di diverse specie batteriche, funghi e protozoi. La Berberina risulta particolarmente efficace nelle forme aggressive di diarrea sostenuta da batteri, ma anche in caso di parassitosi intestinale. Oltre a espletare un’azione antibatterica diretta, la Berberina ha dimostrato di poter ostacolare le enterotossine prodotte da Escherichia coli e dal Vibro cholerae, e di inibire l’adesione dei microorganismi alle cellule epiteliali.

Pazienti diabetici o ipercolesterolemici affetti da infezioni batteriche e in trattamento con la Berberina dimostrarono nel breve arco di tempo di beneficiare di un  miglioramento dei parametri plasmatici di glicemia e colesterolo alterati.

Queste osservazioni furono fatte nel 1988, ma non produssero un grande interesse clinico; solo nel 2004 un lavoro pubblicato su Nature ha confermato gli effetti ipoglicemici e ipocolesterolemizzanti dalla Berberina.

Il lavoro dimostra che alla base delle proprietà dalla Berberina vi è l’inibizione dell’enzima acetil-CoA carbossilasi (ACC) , responsabile della sintesi dei grassi, meccanismo d’azione totalmente diverso da quello delle statine, che riducono la sintesi del colesterolo endogeno prodotto dal fegato attraverso l’inibizione competitiva dell’enzima HMG-CoA (3-Hyroxy-3Methyl-Glutaryl-Coenzima A) reduttasi, meccanismo che è anche il maggiore responsabile degli effetti collaterali di questa classe di farmaci cioè i disturbi muscolari ed epatici.

Abbassare trigliceridi e colesterolo: prevenire è meglio che curare

Abbassare trigliceridi e colesterolo: prevenire è meglio che curare

La prevenzione rappresenta il primo passo per il mantenimento dei livelli di trigliceridi e colesterolo entro i range consigliati.

Ecco alcune importanti abitudini di vita per ridurre e mantenere sotto controllo i livelli di grassi nell’organismo:

    Pratica attività fisica in modo regolare!

L’attività fisica è fondamentale non solo per perdere peso, ma anche per mantenerlo. Un regolare esercizio fisico contribuisce al benessere del cuore. L’effetto dell’attività fisica sui livelli di lipidi varia a seconda dell’intensità, della durata e del consumo di calorie durante l’attività.

    Adotta una nutrizione sana:

Preferisci una dieta ricca di alimenti di origine vegetale!

Zuccheri semplici, come il fruttosio possono determinare un aumento dei trigliceridi. E allora via a frutta, verdura e cereali, preferibilmente integrali. È preferibile consumare alimenti a base di carboidrati complessi e cibi ricchi di fibre, come verdure e cereali integrali al posto di zuccheri semplici.

Consumare 5 o più porzioni giornaliere di frutta e verdura assicura un grande apporto di nutrienti (vitamine e minerali), di componenti con funzioni protettive (soprattutto sostanze antiossidanti) e di fibre, associate a uno scarso apporto calorico.

Assumere 6 o più porzioni giornaliere di cereali (pasta e riso, pane, focacce, biscotti e altri prodotti da forno). Il consumo di cereali (specialmente se integrali), assicura infatti un corretto apporto di carboidrati complessi, vitamine, minerali e fibre.

Preferisci i grassi più sani!

Cibi ricchi di grassi saturi sono responsabili dell’aumento del colesterolo cattivo. I grassi contenuti negli oli di origine vegetale come l’olio extra vergine di oliva vanno preferiti in quanto ricchi di acidi grassi mono- e polinsaturi, mentre il consumo di alimenti ricchi di grassi saturi come i prodotti a base di latte intero, le carni grasse e gli oli tropicali andrebbe limitato. Pesci grassi come il salmone presentano un elevato contenuto di di acidi grassi omega-3. Andrebbero, inoltre, evitati alimenti ricchi di grassi trans rappresentati principalmente dagli acidi grassi idrogenati e alimenti ricchi di colesterolo, soprattutto tuorlo d’uovo e molluschi.

    Tieni sotto controllo il peso!

Considerando il continuo aumento dei casi di persone sovrappeso e obese è essenziale controllare e mantenere il peso fin dai primi anni di vita, attraverso un approccio mirato a bilanciare un corretto apporto di calorie introdotte con l’alimentazione con le calorie spese in attività fisica.

    Evita o limita il consumo di alcol!

Quantità elevate di alcol sono associate a un aumento dei livelli di trigliceridi. Il consumo di alcol andrebbe limitato a non più di due unità alcoliche (U. A. = circa 12 g di etanolo) al giorno per gli uomini e una U.A. per le donne, contenuto in un bicchiere da 125 ml di vino, o in un bicchiere da bar di superalcolico o in una lattina di birra a media gradazione).

 

Talvolta la sola correzione dello stile di vita può non essere sufficiente per tenere sotto controllo il colesterolo. In questo caso è possibile ricorrere, se necessario, all’utilizzo di un trattamento e/o di integratori alimentari e Cholenor fa proprio al caso tuo!

Nei prossimi articoli cominceremo a parlare di integrazione e nutraceutica!

Colesterolo e stile di vita

Colesterolo e stile di vita

Il rischio dell’aumento del colesterolo cattivo (LDL) è sempre più frequente a causa di diete squilibrate e all’aumento della sedentarietà. Sappiamo che per prevenire l’ipercolesterolemia e lo sviluppo di malattie cardiovascolari, bisogna partire dalla dieta, evitando i carboidrati raffinati, gli zuccheri semplici, i prodotti confezionati con grassi saturi e idrogenati e soprattutto non abbandonare mai uno stile di vita sano e attivo.
È fondamentale evitare i fattori di rischio: sovrappeso/obesità, sedentarietà, fumo di sigaretta che danneggia le pareti dei vasi sanguigni rendendo più facile l’accumulo dei depositi di grasso, oltre a favorire l’abbassamento delle HDL.

Ulteriori fattori da tenere sotto controllo sono:

  • età (uomini, 45 anni o più; donne, 55 anni o più)
  • sesso (le donne sono più predisposte rispetto agli uomini)
  • alimentazione
  • pressione arteriosa
  • storia familiare di malattie cardiache precoci
  • diabete, caratterizzato dall’elevata concentrazione di glucosio nel sangue dovuto all’alterazione nella quantità o nella funzionalità dell’insulina.

Fortunatamente, la maggior parte di questi fattori può essere modificata. Cambiare il proprio stile di vita attraverso un regime alimentare bilanciato e una regolare attività fisica possono rappresentare un primo grande passo per mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo e, di conseguenza, per la prevenzione di malattie a carico di cuore e di sistema circolatorio. Se non si pratica uno sport è sufficiente una bella camminata veloce di almeno 30 minuti quasi ogni giorno e, se possibile, salire le scale a piedi!