Berberis aristata e la sua azione ipocolesterolemizzante

Berberis aristata e la sua azione ipocolesterolemizzante

Continuiamo a parlare dei componenti contenuti in Cholenor. Dopo il riso rosso fermentato oggi parliamo della Berberis aristata. Coltivata e conosciuta in Occidente come Berberis indiana o crespino, la Berberis aristata è un arbusto spinoso della famiglia delle Berberidacee. Questa pianta, originaria delle zone montane di India, Nepal e Sri Lanka, ha una corteccia di colore giallo-grigio all’esterno e giallo scuro all’interno. Se ne ricava una polvere per la tintura dei tessuti. Le sue bacche dolci, fresche o secche, vengono gustate in India come dessert, mentre le sue radici, usate nella medicina ayurvedica e popolare indiana, hanno virtù curative e depurative. Una particolare preparazione chiamata Rasaut è usata per la cura di vari disturbi, come febbre, oftalmie e problemi digestivi.

Nei secoli passati le specie botaniche contenenti Berberina sono state principalmente utilizzate come rimedio per il trattamento delle infezioni, batteriche, virali ma anche protozoarie, e i disturbi gastro-intestinali, specialmente nella medicina cinese.

Le proprietà antibatteriche, antifiammatorie e antiossidanti della Berberis aristata sono dovute alla berberina, un alcaloide vegetale isochinilinico quaternario la cui struttura chimica è caratterizzata da 4 anelli benzenici condensati con un atomo di azoto interposto fra il secondo e il terzo anello.

Numerosi studi scientifici ne hanno evidenziato le proprietà antimicrobiche nei confronti di diverse specie batteriche, funghi e protozoi. La Berberina risulta particolarmente efficace nelle forme aggressive di diarrea sostenuta da batteri, ma anche in caso di parassitosi intestinale. Oltre a espletare un’azione antibatterica diretta, la Berberina ha dimostrato di poter ostacolare le enterotossine prodotte da Escherichia coli e dal Vibro cholerae, e di inibire l’adesione dei microorganismi alle cellule epiteliali.

Pazienti diabetici o ipercolesterolemici affetti da infezioni batteriche e in trattamento con la Berberina dimostrarono nel breve arco di tempo di beneficiare di un  miglioramento dei parametri plasmatici di glicemia e colesterolo alterati.

Queste osservazioni furono fatte nel 1988, ma non produssero un grande interesse clinico; solo nel 2004 un lavoro pubblicato su Nature ha confermato gli effetti ipoglicemici e ipocolesterolemizzanti dalla Berberina.

Il lavoro dimostra che alla base delle proprietà dalla Berberina vi è l’inibizione dell’enzima acetil-CoA carbossilasi (ACC) , responsabile della sintesi dei grassi, meccanismo d’azione totalmente diverso da quello delle statine, che riducono la sintesi del colesterolo endogeno prodotto dal fegato attraverso l’inibizione competitiva dell’enzima HMG-CoA (3-Hyroxy-3Methyl-Glutaryl-Coenzima A) reduttasi, meccanismo che è anche il maggiore responsabile degli effetti collaterali di questa classe di farmaci cioè i disturbi muscolari ed epatici.