Aumentato rischio cardiovascolare in pazienti con ipercolesterolemia familiare e Coronavirus

Aumentato rischio cardiovascolare in pazienti con ipercolesterolemia familiare e Coronavirus

Evidenze sempre più marcate stanno mettendo in luce che la predisposizione a complicanze cardiache acute correlate a sottostante malattia cardiovascolare aterosclerotica, aumenti significativamente la gravità del COVID-19 in soggetti sensibili.

Nei pazienti COVID-19 ricoverati in ospedale a Wuhan e trattati in unità di terapia intensiva il 25% presentava malattie cardiovascolari e il 58% ipertensione, mentre fra quelli non trattati in terapia intensiva le percentuali erano del 10% e del 22%.

L’ipercolesterolemia familiare (FH) è una malattia ereditaria con una prevalenza stimata di 1 caso su 250 persone nella sua forma eterozigote, la meno grave. È caratterizzata da un aumento permanente, da due a tre volte, della concentrazione plasmatica di colesterolo LDL, che se non trattata induce una malattia cardiovascolare aterosclerotica prematura e un rischio notevolmente aumentato di eventi coronarici acuti nei pazienti di mezza età.

Le ricerche di Vuorio, Watts e Kovanen mostrano evidenze che l’infezione da Coronavirus possa indurre anomalie a lungo termine nel metabolismo dei lipidi e del glucosio, con chiare implicazioni avverse per i pazienti con FH, nei quali, in aggiunta, l’infezione cronica da Chlamydia pneumoniae è associata ad un aumentato rischio di malattia coronarica.

I dati epidemiologici di Wuhan suggeriscono che i pazienti con FH e COVID-19 possano essere a maggior rischio di complicanze cardiache rispetto alla popolazione generale, in particolare se la malattia genetica sottostante non è stata rilevata. Sembra, quindi, che un paziente con ipercolesterolemia familiare possa essere più soggetto a complicanze acute da COVID-19 rispetto a una persona sana di età simile.

I pazienti con FH hanno, in media, livelli più elevati di lipoproteina rispetto alla popolazione generale, e possono quindi avere un rischio più elevato di eventi aterotrombotici mentre sono colpiti dal COVID-19, e anche dopo il recupero.

Nel complesso, nelle malattie infettive vi è una crescente consapevolezza del coinvolgimento dei fattori genetici dell’ospite. Nei pazienti con FH è possibile che esistano varianti del recettore LDL che modulano la risposta immunitaria a lungo termine al COVID-19, come è stato dimostrato per l’infezione da epatite C.

L’associazione inglese HEART UK, nelle informazioni sul COVID-19 recentemente diffuse, ha dichiarato che i pazienti con FH e con diagnosi di malattie cardiache devono essere considerati ad alto rischio, così come gli anziani con FH e i pazienti con FH e comorbidità quali ipertensione, malattie renali croniche o diabete. Infine, è probabile che i pazienti con FH abbiano un aumentato rischio a lungo termine di eventi aterotrombotici in seguito a COVID-19.

Ci sono diverse considerazioni importanti nel trattamento di un paziente con FH affetto da COVID-19, inclusa la necessità di intensificare il trattamento per ridurre il colesterolo a causa della potenziale disfunzione endoteliale coronarica causata dall’infezione virale.